Prefazioni illustri
La quarta di copertina di Erriquez della Bandabardò
La prefazione di Massimo Giuntini
L'introduzione di Finaz della Bandabardò
La quarta di copertina di Erriquez della Bandabardò
Le conseguenze dell' Irlanda non è un sottotitolo, ma un avvertimento.
Chi legge entrerà in un mondo pieno di vento, di musica, di viaggio.
E tanta tanta pioggia.L' umidità entrerà dalle parole. Si farà largo nel cuore del lettore senza mai dare fastidio, finendo per diventare un romantico dato di fatto, un motivo in più per innamorarsi, per brindare a birra e bodhran. Camminare sotto la pioggia senza curarsene procura un senso di libertà ineguagliabile.
Storia d' amore e di pioggia, ma anche di acchiappanze e ammoccamenti, di panni stesi al vento e di impossibili Irish Coffee.
Innamoratevi dunque, sognate le verdi colline, perdetevi dove aleggiano ciabattini delle fate e scontrosi pooka.
Ma prima copritevi.
Per saperne di più su Erriquez guarda la sua pagina sul sito ufficiale della Bandabardò oppure consulta la relativa voce su Wikipedia
La prefazione di Massimo Giuntini
C'è un momento nella vita di ognuno di noi in cui arriva un qualcosa che si erge come panacea di tutti i problemi, soluzione finale per le nostre angosce, chiave di volta per l'eliminazione delle nostre insoddisfazioni. Succede normalmente intorno ai vent'anni, o comunque quando siamo ancora sufficientemente reattivi per accorgersi del beneficio che questo qualcosa porta nelle nostre esistenze. In molti casi si tratta di un luogo, prontamente assurto a luogo ideale da cui trarre nuova carica e a cui attribuire tutte le qualità possibili a dispetto del luogo da cui veniamo.
Anche a me è successo, per la precisione con l'Irlanda. Visitai quel paese per la prima volta nel 1990, e da quell'anno ci sono tornato ogni anno, sempre da solo, per prendere strumenti (su tutti il mio set di uilleann pipes), imparare musica, ma soprattutto avvertire quel senso di libertà che a casa non riuscivo a trovare, quel tempo lungo che mi consentiva di riflettere ed assaporare ogni sensazione fino in fondo, in una parola: VIVERE. Fino in fondo. Come un essere non solo pensante ma capace di provare sensazioni profonde.
Qualche anno dopo scoppiò la moda dell'Irlanda, e quel paese diventò la stessa cosa anche per un sacco di altra gente: si moltiplicarono a vista d'occhio i viaggiatori provenienti da ogni parte del mondo che, zaino in spalla, accorrevano a cercare queste sensazioni. E si moltiplicarono gli incontri con musicisti, uomini e donne, tutti a celebrare il rito della pinta di Guinness, tutti ad ammirare l'oceano sconfinato dalla cima di una scogliera, tutti a cantare una canzone magari senza saperne le parole ( gli italiani, devo dire, in questo sono imbattibili) e tutti orgogliosi di far parte di una strana tribù trasversale, che adorava l'isola verde nonostante la pioggia e che pianificava traslochi più o meno definitivi in quella parte di mondo.
Tutto questo è stato vissuto anche da Francesco Memoli e dai suoi compagni di viaggio, come sapientemente raccontato in questo che potrebbe essere il diario di migliaia di persone, tutte stregate da questa specie di Route 66 quarant'anni dopo. Pertanto, se è capitato anche a voi non esitate a rivivere quelle sensazioni tramite questo libro; in caso contrario, leggetelo lo stesso e poi magari andate di persona a fare il confronto...
Per saperne di più su Massimo Giuntini guarda il suo sito ufficiale oppure consulta la relativa voce su Wikipedia
L'introduzione di Finaz della Bandabardò
I fumi bollenti di odore caldo che sgorgano dalla tazza di caffè americano che ho davanti cominciano a far breccia nel cervello. Ha inizio il resettaggio, cominciano a riavviarsi le connessioni sinaptiche sopite durante l'interregno tra il risveglio biologico e quello propriamente cognitivo. Un sorso, un altro…… ripasso la tazza sotto le narici e via, ricomincia la giornata. Accendo il pc e comincio a scaricare la posta mentre gli occhietti cominciano ad allargarsi e a riconoscere gli oggetti familiari a me cari che ornano la mia casa dolce casa. Dopo essermi fatto largo tra spam e minchiate varie di routine, vedo una mail che richiede la mia attenzione…… apro e leggo che tale Francesco Memoli si appresta a pubblicare un libro scritto da lui medesimo e che avrebbe molto piacere se io ed Erriquez scrivessimo due righe di prefazione, chiaramente dopo aver letto a approvato lo scritto. La cosa si fa interessante. Anzi, dirò di più, mi lusinga. Va a stuzzicare quella parte (neanche tanto nascosta a volte) di cicciobombismo egocentrico e baldanzoso che alberga in ciascuno di noi. A prescindere dal libro, se mi piacerà o meno, l'idea che qualcuno voglia corredare il suo lavoro carico di fatica e sudore, speranze e sogni, con due parole messe in calce da me, fa molto piacere. Mi si stampa un sorriso ebete sulla faccia e mi giro intorno in cerca di consensi che celebrino l'estatico momento; in realtà incontro solo gli occhi interrogativi del mio fido bassotto Ramon che sembra dirmi "ehi, coglione, 'cazzo ridi. Vedi di portarmi fuori o ti cago sotto al tavolo!!!!". Ritornato tra i mortali, riscrivo a Francesco dicendo che accetto con piacere e di spedirmi il tutto via mail.
Prontamente il nostro autore mi manda un bel pdf con l'opera. Apro e, come mio solito, mi concedo una prima sbirciata a volo d'uccello per avere anche solo una idea grafica, generica. Il testo ci racconta di un viaggio in Irlanda e sembra avere la forma di un diario-racconto. Ahi! Mi dico. Idea ben navigata e sfruttata. Ora mi tocca leggere un resoconto delle ferie di questo tipo che manco conosco……. Vabbè, vediamo di cosa si tratta.
Dopo le prime pagine tocca ricredermi. Lo stile di Francesco è leggero, ironico. Ogni pseudo-banalità che viene presentata (l'idea del viaggio, la scelta degli amici, gli amori finiti, la spasmodica recherche di avventure esotiche in terre sconosciute ecc.) è letta con una vis letteraria senza pretese, ma proprio per questo vincente. Il registro usato è molto moderno e scorrevole senza cadere mai nel 'ggiovanilismo letterario (si, proprio quello con due g, che va tanto di moda adesso) forzoso e forzato. Ho apprezzato invece proprio l'uso della cultura radicale campana spiegata a post-it: una sorta di bignami salernitano ironico e spassoso. Veramente piacevole. Complimenti. Caro Francesco sei riuscito a disincagliarti dalla trappola del diario di viaggio in modo egregio. Niente didascalie turistiche fini a se stesse; amori, speranze e gioia di vivere descritti con naturalezza. Soprattutto invidio Francesco perché ha fatto quello che tutti noi maschietti con passato da inter-rail, da avventura on the road, avremmo voluto fare: fissare un istante irripetibile della tua vita riportando tutto quello che senti e che ti accade intorno. Birra, canne, sguardi languidi in cerca di risposta, contemplazione estatica di paesaggi mozzafiato, puzza di piedi, scoregge, umorismo di bassa lega e cameratismo sfrenato (leggi qui cameratismo nel senso puro dell'amicizia, ovviamente) sono emblematici corollari di un viaggio che mira al senso quasi onto-teleologico del nostro essere-umani: tale senso è la condivisione. Il leit-motiv che mi ha appassionato nel romanzo è proprio questo simbiotico condividere l'esperienza (qualunque essa sia) di un gruppo di persone che va ben oltre l'affermazione del proprio piccolo-io. La formula memoliana sembra essere IO perché l'altro. Il viaggio, l'esperienza, le delusioni e le vittorie non sarebbero le stesse se non le dividi con qualcuno. Tutto ciò mi piace.
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